Rapolano

Terra di confine tra le Crete, la Val di Chiana e i boschi del Chianti questo borgo apre  un’incomparabile finestra sulle Terre di Siena; da quassù le Crete si manifestano come uno  sconfinato campo di grano dove appaiono e scompaiono piccoli borghi, pievi, poderi e  strade bianche apparentemente senza meta.  Rapolano è sinonimo di acque termali. Le Terme di San Giovanni e il ben organizzato  complesso Termale dell’Antica Querciolaia sono i  luoghi giusti per trovare vapori . In quest’angolo di Crete non è tanto l’argillosa  terra quanto la bianca roccia calcarea a  raccontare il paesaggio.  I dintorni sono impreziositi da borghi come Armaiolo con  le caratteristiche “ rughe ” (vicoli), castelli e fortificazioni ( Modanella , Poggio Santa Cecilia ) e tracce di  insediamenti etrusco – romani.

e le cave di travertino:    mestieri in trasformazione

   Le attività estrattive sono restate per secoli  occasionali dettate dalle contingenze di un singolo ordine per qualche palazzo cittadino. Alla fine dell’800 la formazione di un mercato nazionale italiano dà nuovo slancio all’escavazione e alla lavorazione del travertino. Le prime piccole aziende sono composte da una sola famiglia, 15-20 persone che lavorando insieme concorrono a creare un artigianato specializzato.  Due mestieri dal lungo apprendistato si                distinguono: il “ cavatore ” - la cui tecnica consiste nello staccare blocchi di pietra dalla forma e dimensioni volute incastrando una serie di cunei d’acciaio lungo linee prestabilite – e lo “ scalpellino ” – la cui abilità risiede  invece nel trasformare i blocchi grezzi in pezzi finiti. La meccanizzazione delle operazioni alla metà degli anni ’20 trasforma il profilo sociale della popolazione di Rapolano e aumenta le capacità produttive delle cave. Si tratta però di una crescita di breve durata: la recessione degli anni ’30 e la guerra chiudono rapidamente i mercati. L’industria del travertino ha svolto un ruolo fondamentale negli anni dello spopolamento delle campagne: la nuova crescita del settore estrattivo ha offerto infatti ampie possibilità d’impiego (ben 1200 persone all’inizio degli anni ’70) sul luogo ai mezzadri in fuga dall’agricoltura.

 

 

        

 

 

 

    

 

   

 

 

 

   

 

 

 



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